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“Gas e nucleare non entrino tra le energie green”

“Gas e nucleare non entrino tra le energie green”

Ecco il rapporto del gruppo di esperti della Commissione Ue che all’unanimità boccia Cingolani e le proposte di Bruxelles 

Pubblicato il rapporto del gruppo di esperti della Commissione europea per la Tassonomia delle fonti energetiche verdi: sia il gas fossile sia il nucleare sono stati bocciati all’unanimità. Severe critiche anche al biogas. Luca Bonaccorsi, direttore Finanza sostenibile T&E e co-autore del rapporto: “Nel documento abbiamo ristabilito un semplice fatto. Il gas non è ecologicamente sostenibile. Senza modifiche alla bozza di legge ipotizzata dalla Commissione Ue, irraggiungibili gli obiettivi del Green Deal e dell’Accordo di Parigi”

Roma, 23 gennaio 2022 – Una stroncatura su tutta la linea sia della bozza di legge avanzata nei giorni scorsi dalla Commissione europea sia, per quanto riguarda l’Italia, anche del piano ideato dal ministro Cingolani che punta su forti sussidi per nuovi impianti a gas. Tutto messo nero su bianco nel Response to the Complementary Delegated Act, approvato – per di più all’unanimità – dal Platform for Sustainable Finance (PSF), il gruppo ufficiale di esperti istituito dalla Ue per stilare l’elenco delle fonti energetiche green (la c.d. “Tassonomia verde”). In estrema sintesi: né il nucleare né il gas fossile possono essere inseriti tra le fonti di energia etichettabili come “sostenibili” e quindi utilizzabili (e finanziabili dal Recovery Fund) per la transizione ecologica.

La decisione è giunta a sorpresa ma ha messo d’accordo tutti i componenti del board. “Come gruppo di esperti abbiamo ristabilito alcuni semplici fatti e ci siamo trovati tutti concordi su questi aspetti” commenta Luca Bonaccorsi, membro del gruppo, coautore del rapporto e direttore Finanza Sostenibile di T&E. “Il gas non è ecologicamente sostenibile. Può avere un ruolo nell’uscita dal carbone ma non ha cittadinanza tra le energie rinnovabili. Se i governi seguissero le indicazioni della bozza di legge predisposta dalla Commissione Europea, né gli obiettivi del Green Deal né quelli dell’Accordo di Parigi sarebbero raggiungibili”.

Al di là delle polemiche sul nucleare, per il nostro Paese l’aspetto più rilevante è la sonora bocciatura riservata al gas fossile. In particolare, infatti il rapporto sottolinea che “I criteri proposti dalla Commissione permettono emissioni di CO2 ben al di sopra della soglia minima per non arrecare danno (DNSH) al clima, per l’intera durata dell’investimento. I criteri sono incompatibili con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi per contenere l’innalzamento della temperatura globale a 1.5gradi”.

Ma un passaggio altrettanto severo è riservato al biogas. “Stiamo parlando – commenta Bonaccorsi – di un incentivo che causerebbe un disastro paragonabile solo a quello che l’olio di palma e la soia stanno provocando in Asia e in America Latina”. Per sostituire il solo carbone con il biogas (come prevede la bozza di legge della Commissione UE), bisognerebbe infatti destinare al mais tra il 17% e il 23% dei terreni coltivabili e triplicare l’attuale quantità prodotta. Se invece si volesse sostituire tutto il gas con il biogas, come afferma la legge a partire dal 2036, ci vorrebbe l’80% della terra arabile. 

“Appare chiaro – aggiunge Bonaccorsi – che il parere dei tecnici è una totale smentita delle affermazioni ingannevoli del ministro Cingolani. Il parere tecnico boccia nei fatti il piano Italiano che punta sul gas. E squalifica totalmente le affermazioni del ministro sul nucleare che viene invece bocciato senza appello a Bruxelles. Sul fronte della politica energetica, il governo italiano si rivela per quello che è: un membro della parte più retriva dell’Europa, un attore della conservazione, privo di visione e contatti con la comunità scientifica“.

La richiesta principale è ovviamente rivolta alla Commissione europea affinché la bozza di legge venga totalmente cambiata. “Il testo attuale non è basato sulla scienza ma sui desideri della politica e delle lobby” conclude Bonaccorsi. “Se la Commissione insistesse su questa strada, dovrà affrontare il rumoroso dissenso della società civile, della comunità scientifica e persino di quella finanziaria”.

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Fondata nel 1990, T&E rappresenta 63 organizzazioni di 26 paesi in tutta Europa, principalmente gruppi ambientalisti che lavorano per politiche di trasporto sostenibile a livello nazionale, regionale e locale. Tutti insieme i membri e sostenitori di T&E rappresentano più di 3,5 milioni di persone. Il lavoro nazionale è ulteriormente supportato dalla rete di uffici nazionali nelle principali capitali europee: Madrid, Roma, Parigi, Berlino, Londra e Varsavia.  

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